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Basterebbe una proposta normale

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Mentre Monfalcone aspetta l’ennesima sentenza collegata alla estenuante vicenda del divieto (o permesso) di preghiera all’interno dei Centri Culturali Islamici, proviamo a spiegare perché pensiamo che, in una città normale, certi problemi si possano affrontare – davvero – anziché trasformare tutto in un confronto sempre vissuto come uno scontro di civiltà di portata mondiale.

Il problema della convivenza di culture, ed anche di religioni diverse, è un dato di fatto della città, deriva dal cambiamento della composizione sociale, cambiamento che in questi ultimi anni (da quando governa la Lega) non si è fermato, ma ha addirittura accelerato. Proprio perché è un dato di fatto, difficilmente si potrà evitare, nel lungo periodo, di farci i conti. Le differenze di religione all’interno di una comunità non sono come le differenze linguistiche, non si possono risolvere col tempo, ponendo una lingua come “comun denominatore”, ma richiedono cautela e saggezza. Consapevoli che le persone, tendenzialmente, si terranno la religione a cui sono legati, anche attraverso lunghi viaggi e persino dopo diverse generazioni. E chi amministra, ed amministra TUTTA la città, dovrebbe saperlo bene.

Così molti luoghi stanno facendo i conti con questa “pluralità” religiosa. A Trieste, non certo una città governata per tradizione dalla sinistra, esiste una associazione che si chiama “Moschea” sin dal nome, che nel tempo ha acquisito sedi di capienza sempre maggiore e che oggi ospita centinaia di fedeli, in preghiera nel centro città. Nessuno nell’amministrazione cittadina ha pensato però di scatenare su questo una tempesta legale, a colpi di ordinanze.

Perché? Perché l’aula di un tribunale ha il potere di risolvere le contese ma non di pacificare le comunità. Comunque finirà questa vicenda, alla fine la città resterà divisa, senza escludere la possibilità di nuovi ricorsi, strascichi legali, rivendicazioni infinite. Fin dall’inizio quello che serviva, che è sempre servito, sarebbe stato parlarsi e trovare una soluzione. Non lo diciamo per buonismo: persino il Consiglio di Stato, un anno fa, aveva suggerito di sedersi attorno a un tavolo. Il Comune di Monfalcone ha interpretato il suggerimento in modo… Epistolare. Immaginate il risultato.

Eppure, la normalità è possibile, necessaria. In questi giorni, in Consiglio Regionale, il gruppo di Forza Italia ha proposto di istituire un tavolo permanente, per dialogare con i centri islamici, monitorare l’integrazione, parlare di Costituzione e diritti. Una proposta normale.

Nulla di terzomondista. Uno spazio di confronto, un luogo dove trovare soluzioni condivise per un futuro che sta arrivando. Certo, facendolo bisognerà rinunciare ad un po’ di propaganda, trasformare la rendita elettorale delle contrapposizioni facili, in responsabilità politica e dialogo. Trovare soluzioni, insomma, anziché additare nuovi nemici.

Le reazioni? Quasi tutte positive… Bipartisan. A supportarla anche Moretti e Bullian. I più arrabbiati e infastiditi, guarda caso, sono stati i leghisti di Monfalcone.

Insomma, questa comunità potrebbe riscoprirsi pacifica, dialogante, solidale. Basterebbe una proposta normale.

Ricordiamocene, ad Aprile.

Alessandro Saullo